Freitag, 20. Februar 2009

LA MORTE, E L'AMORE

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mio padre addolorato davanti alla tomba di mia madre. Sicilia - novembre 2006








Sono momenti di riflessioni in questi ultime settimane. Riflessioni che vanno oltre a solo pensieri. Riflessioni che sono decisive e che possono cambiare la mia vita vissuta sin adesso, da un giorno a l'altro.
Troppe esperienze negli ultimi anni. La morte dei miei genitori mi aveva lasciato un vuoto dentro. Una parte di me era morta insieme a loro. La troppa fatica in poco tempo non mi lasciarono possibilitá di riprendere fiato, di coordinare le mie idee.
Da una perdita che fú quella di mia madre, non ci fu´ tempo di sfogare il mio dolore, perché solo dopo sei mesi la segui mio padre, stroncato da un tumore.
Mio padre stette sette mesi accanto a mia madre in ospedale. Dalla mattina alla tarda sera non si allontanava dal suo fianco. Sopportava le grida e i sbalzi di umore contro di lui da mia madre, che erano dovuti a dei fortissimi farmaci e malattie che dovette sopportare lei.
La decisione di fare un'amputazione alla gamba destra, spettava a mio padre, per salvare mia madre. Ma alla fine quando con molta sensibilitá lo informai dei fatti, vidi un dolore nei suoi occhi che lo rese indeciso. Ma era peró necessario decidere al momento cosa fare.

Il medico chirurgo era stato fin troppo chiaro con me e mio fratello. E le sue parole ci colpirono come un fulmine: "dobbiamo amputare la gamba destra di vostra madre. È inevitabile signori, la cangarena é giá salita sino al ginocchio. O amputiamo, o la perderete nel giro di poco tempo!"
Nell'ultimo tentativo di voler salvare la donna che ci diede la vita, spettó a noi prendere questa ultima decisione, con sentimenti molto misti. Da un lato una grandissima responsabilitá, ma sapendo anche dall'altro lato che era l'unica decisione che potevamo prendere.

Al suo risveglio, quando passó l'effetto dei narcotici, e lei si accorse che le mancava la gamba, pur sapendolo prima, dovettimo subire la sua furia. Ne fú colpito mio padre. Una reazione credo normale a pensarci bene, ma il viso di mio padre lo ricordo benissimo. Quel viso dell'uomo che l'amava alla follia, e che sperava in ogni secondo della giornata, di non perderla.
Le settimane seguenti furono una tortura per lei, come anche per noi. Mamma non era piú se stessa.
I farmaci avevano danneggiato troppo la sua volontá di sopravvivenza. E gridava giorno e notte. Il corpo era diventato immune all'effetto dei narcotici. Voleva scendere dal letto, per sedersi su quella sedia a rotelle. Lei aveva parecchio sovrapeso, e l'unico che era pronto ad accontentarla sollevandola dal letto per metterla sulla sedia, degli infermieri, era Martin.
Un infermiere specializzato per questi casi, che faceva questo mestiere da anni, enorme, di un altezza di quasi due metri, e che era l'unico capace a sollevarla, tra tutti gli altri infermiere.
Quando Martin non c'era, spettava a me fare questo, o a mio fratello. Ma la volontá di aiutare nostra madre, ci rendeva come in trance.
Il medico voleva proibirmelo avvertendomi:
" lei non é Martin, pesa meno di sua madre, e danneggerá la sua schiena sollevandola piú volte al giorno"
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Ma a me e mio fratello non interessava. Quando ero io li, la sollevavo io. Quando non ero li, se ne occupava mio fratello.
Con molta pazienza e cautela, perché non appena la spostavamo, erano dolori atroci per lei, passavano pochi minuti che voleva tornare di nuovo a letto.
Nonostante tutti i tentativi di salvarla, lei morí sotto sofferenze atroci tra le mie braccia, dopo che feci venire le sue due amate sorelle da Roma qui a Colonia, per vederle un ultima volta come lei aveva desiderato. Le dovetti aprire gli occhi, per farle vedere le sue sorelle. E lei diede a loro come segnalo un tono dalla sua voce, incapace oramai di esprimere piú parola.
Due giorni dopo il loro arrivo, mia madre morí.

Cosi facemmo tutti i preaparativi per portare la sua salma in Sicilia. Per seppellirla nella sua terra nativa, come lei aveva desiderato prima di morire.

Partimmo sotto molto stress facendo 600 chilomentri in un auto noleggiata, da Colonia a Berlino. Da lí il volo diretto per la Sicilia. Io, mio padre e mio fratello, e le nostre due zie.
Arrivati giú, organizzazione del Funerale, cartacce da sbrigare (non é come qui in Germania dove ti organizzano tutto quelli dell'agenzia funebre). E credendo che mio padre si era dimagrito parecchio soltanto per la pena della perdita della sua amata compagna.
Dopo il funerale ebbi problemi con mio padre che voleva a tutti i costi rimanere lí in Sicilia, rifiutandosi di tornare in Germania, per stare vicino alla moglie.
Ma noi ci rifiutammo, per nessuna ragione al mondo avremmo lasciato nostro padre settantanovenne solo in Sicilia.
Dovetti promettergli di riportarlo in Sicilia alcuni mesi dopo, per la festa dei morti. Perché ci teneva a vedere se era tutto a posto con la tomba, che non era ancora finita del tutto, perché la lapide ancora in lavorazione. Per essere lui sicuro di aver mantenuto tutte le promesse dato a mia madre.
E cosí fú, dato che ero piú libero come tempo, lo riportai giú a novembre di quell'anno.

Tutto questo sotto molto stress. Papá mi dava una sensazione strana, aveva dolori, ma era un uomo che se li nascondeva davanti a noi. Al ritorno in Germania, contro la sua volontá, gli facemmo fare un TAC completo, perché sentiva disturbi allo stomaco.
Il risultato di quel TAC fú uno shock per tutti noi. Il medico che era un amico abbastanza stretto di famiglia ci disse:
"non capisco come fá ancora a reggersi in piedi vostro padre. Ha un tumore al pancreas avanzato, gli organi tutti giá colpiti, e non dovrebbe essere capace di camminare piú, dal punto di vista medico!"
Cosí non molto tempo dopo, due mesi, quando non poteva piú reggersi in piedi lo portai in ospedale. Fú la prima volta in tutta la sua vita che lui fú come paziente in un ospedale. Fino a li tutti lo definivano, un uomo di ferro. Non aveva mai avuto una malattia prima di allora.
Tempo quattro settimane morí anche lui, senza nemmeno lamentarsi una volta. Cosa che tutti non capivano da dove prendesse le forze per non lamentarsi neanche sotto quei atroci dolori.
Nel giro di quei pochi settimane, vidi mio padre trasformarsi letteralmente in un uomo diverso, non lo riconoscevo piú, aveva le forme come uno che morisse di fame. Questo é ció che fece il tumore al pancreas di mio padre.
Da lí lo portammo anche la sua salma giú in Sicilia. E di nuovo cartaccie da sbrigare, documenti da consegnare, e cosi via. La burocrazia in Sicilia non ci dava neanche il tempo di piangere per nostro padre. Un odissea.
Alcuni diranno, pero al contrario di paesi chiusi, voi siete liberi. Si, questo é vero, ma a quale prezzo alla fine? sotto quali condizioni?! Sembra a volte qui quasi di moda piangendo per questi paesi, alzando la loro bellezza geografica alle stelle con infantile cecitá, ma dimenticare il resto del mondo, come se non esistessero paesi piú interessanti, con non meno destini crudeli nel mondo!!


Nel cimitero del paese trovammo due loculi, dove in uno mettemmo mio padre. E logicamente volevamo spostare mia madre, morta sei mesi prima, dal suo loculo, per metterla accanto a mio padre. Ma anche qui problemi. Dovettimo lottare col comune per ottenere ció che volevamo.
Quando ebbimo il consenso dal comune dopo una lunga lotta, andammo al cimitero per
togliere mia madre dal vecchio loculo. Ma arrivati li, trovammo non tutti i becchini.

Cosi con rabbia, due becchini che furono li, insieme a me e mio fratello, togliemmo mia madre con tutta la bara dal loculo. L'ho tolta io e mio fratello con le nostre mani da li, per metterla accanto a mio padre. Un esperienza atroce per un figlio, questo ve lo garantisco. ho ancora quei ricordi davanti agli occhi!

Nella casa in Sicilia avevo l'impressione di sentire il loro odore, la loro presenza. Ero stanchissimo, e questi dovevano essere gli effetti della nostra fatica.

Dopo qualche settimana tornammo su in Germania. Ma tornammo diversi, eravamo sconvolti, stanchi, e di me tutto questo ha fatto un altra persona, completamente!
Ho pensato da lí alla vita durissima che ebbe mio padre, i sacrifici che fece mia madre, per costruirsi casa giú in Sicilia per tornare dopo pochi anni, che in realtá divennero decenni. E alla fine, per cosa? Non si sono mai potuti godere quella casa fatta con disumana fatica. Tranne nelle ferie estive. Ma alla fine morirono qui, stroncati da malattie, e strappati fuori dalla vita da un Dio crudele, al quale non sento piú da allora molta appartenenza.
Io che ero l'insoddisfazione a volte per i miei genitori. Per quel modo di essere a volte ribelle. Per quella mia voglia di viaggiare, e rallegrarmi alle cose che mi sembravano importanti e interessanti. Loro sempre lavoratori, accaniti a rendere felice se stessi, alla fine, andati via cosí.
Vedere quell'uomo forte che era era mio padre, trasformarsi sul letto di morte letteralmente in uno scheletro, scattó in me un cambiamento di vedere la vita, e le persone e ambiente intorno a me. E divenni in molte cose un altro.
Per mesi tutto questo mi sconvolse. Mi fece riflettere, mi seguiva in molte situazioni, e provocava in mé una rabbia dentro che credevo a volte di dover scoppiare.

Ma sopratutto ho imparato anche che non bisogna giudicare ne nel male, ne nel bene, le persone. Specialmente se non si sanno ció che hanno passato, perché sono diventati diversi, anche qui sia nel bene che nel male.
Amici che non mi sarei aspettato che mi stessero accanto, dopo la morte dei miei genitori mi furono accanto. Portandomi il loro rispetto per la perdita dei miei. Il loro rispetto e il loro affetto che mi aiutó in quel momento.
Amici che la gente reputava cattiva, si sono verificati veri amici.
Mentre amici che reputavano onesti e leali, mai piú visti, neanche visti in quell'occasione. Oggi si vergognano coloro che non vennero, quando per strada i nostri occhi si incorciano. Ma non li condanno.

Quello che seguí dopo, fú la riscoperta di istinti che dormivano dentro di mé per qualche tempo, e che dopo queste esperienze brutte si risvegliarono.
Istinti che avevo messo in standby per molto tempo. Volendo cosi accontentare i miei genitori, di essere quel figlio che loro volevano vedere in me. Loro mi adoravano cosi come ero giá, specie mio padre, che notava la sua somiglianza o i suoi sogni da giovane in me, intendo nello spirito. Ma che peró sempre alludeva al mio poco senso di organzazzione e preoccupazione per il mio futuro. Al mio vivere da oggi a domani, spensierato. Lavorando sempre, ma comunque spensierato.

Dopo la morte di mio padre nel gennaio del 2007, nel periodo estivo, seguirono dopo momenti importanti della mia vita. Momenti dolci che si trasformarono per vari motivi ed errori, dall'uno o dall'altro, amari nello stesso tempo. Incomprensioni e malintesi.
Che peró per nessuna ragione al mondo mi pentirei di averli vissuti. Li rifarei di nuovo, evitando, o cercando di evitare questi errori. Ma la vita si sá, ció che ci riserva una volta, non ci offre mai piú di nuovo. Ma saró senza dubbio per tutta la mia vita, sempre grato per quei brevi momenti felici e indimenticabili. Lo dico con tutto il mio cuore e la mia anima.

Nel novembre del 2007 mi ammalai fortemente.
Nel giro di pochi giorni mi vennero dolori atroci alla testa, sopra gli occhi. Un emicrania che non avevo mai avuto prima in vita mia. Talmente forte che mi provocava nausea. Mi rubava le forze. Avevo notato giá piú di un mese prima questi disaggi che mi rallentavano anche quando mi allenavo, o altro, ma non consideravo importante credendo che fosse solo una fase dovuta ai miei ritmi di vita e sonno non comuni, e che avrei avuto solo bisogno di rilassarmi.
Ma a novembre mi sentivo il sangue dentro letteralmente bollire, accompagnati da questi forti dolori sopra gli occhi.
Dovevo stare al buio quando arrivava il mal di testa. Anche la luce del fuoco di un accendino, mi provocava dolore enormi. Dimagrivo giorno per giorno.
Mi veniva persino difficile andare dal medico, perché non sopportavo la luce di fuori. Nonostante in inverno non era chiaro fuori, ma giá il cielo oscurito, dovevo portare gli occhiali di sole per il forte dolore.
Recandomi dal medico, questo mi mandó da uno specialista. Questo dopo alcuni test oculari mi disse che non capiva bene la causa, e mi diede lo shock della mia vita dicendomi: "potrebbero essere sintomi di un tumore celebrale!"

Capirete che ebbi uno stato di blocco totale. Vidi passare la vita davanti a me. Io gli chiesi: "ma scherza? a parte i dolori di testa, non mi sento come uno che dovrebbe morire nei prossimi mesi".
Lui rispose che la sua diagnosi era questa, e mi ordinó di fare un TAC.


Passarono due settimane pieni di pensieri strani. Mi facevo mille domande, e i dolori non passavano, ma diventavano peggio giorno per giorno. Due medici con la stessa diagnosi, immaginate che allegria in me in quel periodo :S

Quando ebbi un momento dove mi tranquillizzai, dissi alla mia famiglia, nel caso dovesse essere cosi, che io dovessi lasciare questa vita. Di farmi bruciare e buttare via le mie ceneri. Non volevo che i miei figli subbissero gli strapazzi e le fatiche per farmi seppellire giú in Sicilia. Ci saranno le foto per ricordarsi di me! Questo lo dissi per cautela, per tutti i casi insomma.

Dopo due settimane ebbi finalmente l'OK di poter fare quel TAC. Difficile da avere un appuntamento cosi breve. Ma a forza di baldoria, lo consentirono.
Stetti un ora sotto quella macchina che batteva suoni strani. Dopo aver finito, il professore della clinica dove feci quel TAC mi chiamó nel suo ufficio. Andai dentro con molto timore come potete immaginare. Dopo l'esame che riportava quel risultato, con grande sollievo, mi disse che si era trattata di una diagnosi errata dal medico. Mi assicuro:"lei non ha nessun tumore. Risulta sano come un pesce, ed é tutto ok al cento per cento, peró qualcosa deve provocare i suoi dolori, rifaccia gli esami". Quelle parole furono una liberazione totale. Gli chiesi: "allora vado prossimamente dai suoi colleghi e li mando affanculo".
Lui rispose:"assolutamente si, mi avvisi, che ci vengo pure io".


Ma dopo la gioia, venne la rabbia per quello stronzo di medico che mi aveva diagnostizzato quel Tumore per fortuna non esistente.

La notte mi contattó un amica dal sud della Germania in chat. Io le chiesi se potevo telefonarle, sapendo che lei era una che cura le persone con erbe e farmaci omeopatici. Dopo che le raccontai la storia, lei ebbe come spiegazione la risposta: "Salva, i medici hanno sbagliato e non hanno visto il problema che hai. Tu hai un emicrania cluster. Questo tipo di emicrania viene all'ottanta per cento a gli uomini. Si tratta di un infiammazione del nervo oculare. Va curato con farmaci omeopatici, che sono piccoli dosi di veleni di piante. ti serve questo prodotto, e molto magnesio e zinco".

Non ci potevo credere, due medici mi diagnostizzarono per errore un tumore, e la mia amica mi dá la risposta senza nemmeno vedermi. Bene, cosi feci, ordinai i farmaci, segui il dosaggio che lei mi consiglió, e quei dolori se ne andarono nel giro di meno di tre settimane.
Un altro medico di famiglia, mi confermó dopo aver raccontato la storia, che era cluster. E si meraviglió parecchio come una "medica non ufficiale" abbia fatto la diagnosi giusta, mentre i suoi colleghi sbagliarono.
Ringraziai piú volte la mia amica, le telefonai e le chiesi cosa aveva provocato tutto questo? Lei conoscendomi molto bene mi rispose:
"Salva, hai perso i tuoi genitori, hai avuto una fase molto difficile, hai sofferto e l'hai tenuto dentro di te, e poi le cose che mi hai raccontato da mesi, e che tu sai benissimo....!"

Dopo questa cosa, non avrei dormito in pace se non avrei fatto quello che ho fatto. Andai dal medico, gli raccontai che avevo curato quel cluster che loro non avevano riconosciuto, e che lui era uno stronzo.....il resto meglio non si racconta cosa dissi acnora a quello stronzo di un medico!


Bene, alla fine sono esperienze che mi hanno segnato. Che mi hanno fatto cambiare totalmente il mio modo di vedere la vita. La banalitá delle persone, la loro falsitá, e che hanno reso i miei sensi di vedere, ancora piú sviluppati di come lo erano prima.
Mi accorgo subito dei giochini, di chi mette le dita nelle piaghe. Vedo prima le intenzioni di chi vuol far male. Di chi vuole danneggiare, o di chi mira a secondi fini.

Dopo aver superato questi ostacoli e atrocitá che mi ha dato quel entitá chiamata Dio, Allah o Buddá, o chiunque lo chiami diversamente, dopo questo non bastava. Sono stato a volte accusato ingiustamente, condannato da chi non mi conosce realmente, e offeso.

Alla fine alcuni di questi personaggi si stanno sputtanando da soli, cadendo nelle stesse trappole che volevano costruire per far cadere me dentro.
Alla fine forse capiranno cosa vuol dire augurare danni ad altri. Infangare con bugie, o credere ad accuse, senza dar possibilitá a chi é accusato di spiegare o difendersi.
E forse anche a chi mette il dito nelle piaghe, nelle ferite, divertendosi cosi. Alla fine anche loro forse lo fanno perché in realtá altri lo fanno con loro, o anche forse solamente perché non vogliono vedere una persona che vuol stare tranquilla.

Ma non condanno nessuno. Non tutti i mali vengono per nuocore, come si dice da noi in Italia.
E nonostante tutte le cattiverie, quello che ho passato io, intendo le cose brutte come la perdita dei miei genitori, e le sofferenze e malattie, nonostante tutto, non lo augurerei neanche al peggior nemico. Ho visto un cambiamento tramite tutto questo. Trovando anche un buon amico, piú giovane di me, ma che mi ha sostenuto piú volte moralmente, che conobbi poi di persona in Italia, che abita adesso non tanto lontano oltre la frontiera. Lui e la sua dolcissima metá.

Tutto ció che é successo, mi fá sentire come un Lupo. Un Lupo a volte solitario, espulso dal suo branco, che sopravvive per puro istinto di sopravvivenza. Che segue il suo cammino, con tutta la volontá necessaria per superare ostacoli e difficolta. Che osserva, calcola i prossimo passi, e le reazioni prima, di persone e del suo ambiente, prima che avvengano.
Appunto perché la mia esperienza mi ha insegnato le reazioni delle persone. Non tutte le reazioni ovviamente, ma alcuni sono diventati per me piú che scontati.
Sono i miei punti di vista e riflessioni dei quali parlai all'inizio di questo testo.

Io Salva, mi apro con questo racconto personale. Non ho nulla da nascondere, e parlo liberamente di queste mie esperienze. Ci sará forse chi si fará una sua teoria, una sua analisi. Chi dirá che io drammatizzo troppo. Ma é quello che ho vissuto, e non c'è nulla da non capire.
Sará facile per chi non l'ha vissuto non capire tutto questo.
Ma é quello che rende di me un uomo libero.
Questo mio modo di essere, e accettare tutto questo.

Ho iniziato un paio di mesi fá a scriverne una sorta di libro. Non per publicarlo o venderlo. Non credo proprio che ci sarebbe l'interesse necessario, come non credo neanche di avere alcuna capacitá da autore. Questa convinzione, o arroganza, la lascio volentieri ad altri!
Ma semplicemente per lasciarlo come una cronaca delle cose che sono successe, e che trasformarono qualcosa in mé.
In modo che i miei figli, raggiunti un etá matura, leggeranno cosa il loro padre, il loro zio, e i loro nonni hanno vissuto. In modo che imparino da tutto questo.

Un libro che é ispirato alla vita durissima che ebbe mio padre. Sin dalla sua infanzia dove perse il padre, avendo lui solo poco meno di sette anni. Fino alla sua morte fuori dalla sua terra nativa. Una storia come tante storie di persone che lasciarono il loro paese, per cercare un bricciolo di felicitá.

Un racconto che tratta di tre cose semplici e inevitabili del nostro cammino:
Di vita, morte, e amore.


Salva











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14 Kommentare:

Yuya hat gesagt…

Drammatica, l'ho letta così bene che mi sono mazza 45 min, se non di oiù a leggerla. Non ho tante parole, e ne ho molte, preferisco capire te è il tuo cambiamento. Ce ne sono tante storie dure nella vita, fin che non accadono a noi, non ci rendiamo conto. Hai avuto di fare una scelta con tua mamma, molto forte; tuo padre, a dire la verità, ricordai un po il mio, morendo anche lui de un tumore al pancreas, una storia che ancora mi fa piangere al parlarne.
Di questi medici che ti hanno amazzato, con il fatto di una diagnosi sbagliata, e da prendirli a calci, perche tù potevi pure toglierti la vita dopo la notizia, per non soffrire. Non credo che nessuno abbia niente da giudicare, ognuno di noi ha un cuore che soffre, e il tuo ne ha passati una dopo l'altra. Per me e d'ammirare la forza con la qualle hai fatto tutto quanto.
Lùnico che voglio dire è, che queta e la vita, per qualcuno più traggica, per altri un po meno. La nostra misione, dare amore fin che puoi.

Un abbracio affettuoso:)

Francesca Romana ALEGI hat gesagt…

dopo tutte queste sofferenze... hai diritto ad ululare, ulula Salva, come il tuo Lupo, scarica la rabbia, già ti sei liberato da tempo, ora ti devi solo alzare e fare frutto di ciò che ti è accaduto, guardandoti dietro con quella serenità raggiunta proprio perchè hai passato tutto questo: sei più forte ora e più cosciente di quello che la vita ti offre...

Sofia hat gesagt…

Una storia molto triste Salva, ho avuto contato e oggi, lo leggerò di nuovo.:(
Quando sento o legge una storia, come voi, solo mi fa riflettere sulla vita ... questa vita che abbiamo a cogliere il meglio ogni giorno, vivere ogni giorno come se fosse l'ultimo.
E dico "ciò che non uccide noi, rendendo più forte" e quindi avere la personalità e forte, perché la vita vi hanno portato ad essa.
Naturalmente, dopo abbiamo i nostri giorni, quei giorni che sono più sensibili, i giorni nero ... storie di vita, non Salva, storie que anche farci crescere ancora di più.
El libro, continua a scrivere la storia, forse un giorno io vedo per la vendita "La storia della mia vita" scritto da Salva Auer o Salva Tunno.;)

Beijinhos!

Verónica hat gesagt…

Salva, he leido atentamente tu historia. Es valiente de tu parte haber contado todos esos sentimientos y hechos decisivos en tu vida y la de tus mas allegados. Pero has sabido lidiar con todo y salir, y has podido escribir acerca de eso, elaborarlo. Como un lobo... buena metafora.
Saludos,
Veronica

E-migrad@ hat gesagt…

Liberar las sensaciones más profundas, las angustias que más nos desgarran por dentro es el primer paso para curar las heridas. A cada cual le lleva el tiempo que le lleve, lo bueno, lo genial.. es que suceda.

Si hay algo que aprendí en la vida es que en algún momento hay que enfrentar - cara a cara - a nuestros "demonios personales", por nuestro propio bien, por nuestra sanidad emocional y mental. Idea paralizante la primera vez que aparece por tu mente, sí... pero también claro signo de que uno está en capacidad de hacerlo (ó al menos intentarlo).

Me alegra profundamente, amigo, que te hayas dado permiso de abrirle paso a algunas historias y a los sentimientos que te generaron. Parece ser el momento de comenzar a liberar el alma de lastres, no? Bienvenido sea eso! Y tranquilo, que no estás solo. Por aquí estaremos atentos por si hiciere falta. Si necesitás algo, ya sabés, "mandá señal de S.O.S." cuando sea.

Un abrazo enorme, fuerte, afectuoso y orgulloso para Il Capo de Misteri della Vita.

Te ganaste un super-beso.

Cariños a los tuyos.


E-migrad@

P.D.: Creo que pocas veces he visto una foto más entrañable que esta. Si uno la observa bien, está llena de amor: El amor de tu padre a tu madre y tu amor hacia ellos también. ;-)

Salva hat gesagt…

Yuya, non sapevo che tuo padre morí a causa della stessa malattia. È un tumore atroce quello del pancreas, perché impossibile operare in quel punto, senza gravi danni collaterali.
La sceltá tocco a noi figli per mia madre. Ma non era una scelta, ma piú un emergenza, altrimenti sarebbe morta prima.
Se l'Ipotesi del tumore si sarebbe confermato, senza dubbi non avevo intenzioni di morire soffrendo come mio padre.....
Grazie delle tuo parole Yuya,
Con affetto,
Salva


Franci, é proprio quello che faccio, cosi come ho scritto. Non ho segreti. Fatto stá che tutto questo mi ha reso diverso, e molto piú saggio. Sempre se di saggezza si puo parlare.
La vita, io credo che la vita non offre cosi tanto. Almeno non per me. Premia il male, non il bene!
E ne vedo tutti i giorni la prova.

Un abbraccio Franci,
Salva

Salva hat gesagt…

Grazie Sofi,
infatti é cosi, la vita vá vissuta come se fosse l'ultimo giorno. Non só se ci rende piú forte ció che non ci uccide. Una parte di noi muore, anche se non ci uccide alla fine.
Come dici tu, ci sono giorni buoni, e giorni cattivi. Ma é una cosa brutto quando i giorni cattivi sono di piú di quelli buoni. Li succede che non c'è piú un bilancio. E proprio questo é stato quello che é successo durante la lunga sofferenza di mia madre é mio padre.

Il libro sará una cronaca, ma publicarlo non credo :)

Bacio,

Salva

Salva hat gesagt…

Ciao Veronica, grazie. È quello che ho passato alla fine. Il Lupo rappresenta il mio animale preferito. Temuto ingiustamente da tutti, pieno di pregiudizi sulla sua legenda. Parlo di quello solitario. Ho un debole per tutto ció che viene escluso dalla massa. Sono fatti che mi hanno segnato. Fatti che succedono forse in tante famiglie.

Saluti,
Salva


Ciao Emigrad, quando le ferite guariscono, rimangono le cicatrici, che ci ricordano la ferita.
E a volte sono altri che ci riaprono le ferite, o ci mettono il sale su essa, divertendosi.
Come dici tu, si devono affrontare. Questo senza dubbio!

Si, l'immagine di mio padre la feci prima di partire via dalla sicilia. Fù l'ultimo saluto che fece alla moglie. L'immagine dice piú di molte parole. Io la trovo molto significativa.

Ti ringrazio per le tue parole Emigrad!
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Un abbraccio,
Salva

Diliviru hat gesagt…
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Un cura hat gesagt…

Sono arrivato al tuo blog per caso. Ho trovato il tuo racconto e sono rimasto commoso assolutamente. Voglio solo salutarti, ringraziare la tua forza de mettere in parole tutti questi sentimenti... e condividere con tutti il tuo dolore e la tua sofferenza. Coraggio, amico, se lo permetti, ci tornerò.
Ti saluto. Prego per voi e coraggio.

Salva hat gesagt…

Ciao Lorenzo,
benvenuto in questo mio modesto blog.
Sono cose che hanno segnato la mia vita. Cose che dormivano come parole, e che ho voluto esprimere qui nel mio spazio virtuale, in modo che le persone capiscono alcune cose, anche di me.

Ti ringrazio per le tue parole, sei sempre benvenuto qui.

Saluti da Colonia,
Salva :)

Aguaya hat gesagt…

Ya me habías contado algunas cosas cuando estuve allá en las Navidades pasadas pero leerlas es diferente...
Muy sentido lo que escribiste, Salva, y se respira lo tanto que admirabas a tu padre.
Supongo que después de haber escrito aquí estas memorias y de leer los comentarios, te sientas mejor. Tanto trabajo pasaste...
La muerte es inevitable, por ella pasamos todos en algún momento, y si es la de personas a las que amamos, pues se nos hace más difícil entenderla. Pero ahí está.
Un abrazo, desde Berlín,
AB

Salva hat gesagt…

Si Dagmar, qualcosa te l'avevo raccontato. Mio padre era ammirevole per molte cose. Il motivo anche perché ho scritto questo é appunto come ho scritto, per far capire!
Non é sicuramente un caso singolo, ci saranno tanti casi come questo. Ma fá capire molto sulla vita, e anche qualcosa su di me stesso.
La morte é inevitabile, questo é vero. Ma la differenza su come arriva, questo a volte rappresento troppa agonia. Specielmente quando arriva in un modo che distrugge parte di altre vite.

Un abbraccio da Colonia Dagmar,
Salva

~Zurama Arencibia Nuñez~ hat gesagt…

Che il momento difficile è passato, "Ho sentito qualcuno, che tra le tante cose che si perdono quando si dice addio ai nostri genitori, uno di loro non è il modo in cui guardare.
E che ti spaventa pegastes con la diagnosi sbagliata, ma che Barbaro, che è quella inbecil dottore!