.
(ispirato da Ivis)
Mio padre emigró verso fine degli anni cinquanta. Si recó a Parigi in quei anni per lavorare all'estero.
Orgoglioso, di non dover abbassarsi a nessuno nel suo paese nativo, decise di emigrare all'estero. Come tanti altri come lui.
Lascio quindi li i suoi cari, i suoi amici, la sua gente. Ma portandosi dietro di sé, come tutti gli altri, le sue tradizioni ovviamente, perché quelli conosceva, e con quelli era cresciuto.
Dopo sette anni di andare su e giu per trovare la famiglia, lasció Parigi, per recarsi per lavorare in Germania. Trovando naturalmente subito impiego. Erano gli anni che cercavano buoni operai. Gli anni di ricorstruzione. Gli anni d'oro come diceva lui.
Ma anche anni molto difficili segnati da freddo, freddezza nelle persone, culture nuove, incomprensioni, e razzismo. Ne sono testimone vivente, sia io che gli altri della mia generazione. Molte lotte di strada durante la mia infanzia, abbiamo dovuto superare in quei anni. Lotte che non ho mai voluto, ma costretto alla fine! Lo dico con un poco di vergogna. Ma erano tempi duri!
Papá peró abituato sin da piccolo a stare solo, non si faceva dei grandi problemi. Lui lavorava, manteneva la famiglia da qui, e stava bene cosi.
Fú mia madre dopo anni, che dopo lotte con lui, via lettere, insistette di andarlo a raggiungere insieme al piccolo figlio di due anni, che ero io :)
Mio padre era contrario, chissá perché ;)
Ma alla fine mia madre (che aveva una fortissima personalitá), decise per sé stessa, e lo raggiunse insieme a me.
Bene, i primi tempi siamo stati in una casetta piccolissima. Con riscaldamenti a carbone, che ci serviva pure da cucina. Cosi era per tutti qui. Poi ci trasferimmo in un appartamento modesto ma molto carino per quei tempi.
Mio fratelli ci raggiunse dopo, ad un etá di circa 14 anni. Siamo di una differenza di oltre 11 anni io e lui.
A casa i miei genitori, nonostante noi figli imparammo subito la lingua tedesca, insistevano di parlare solo, esclusivamente solo in italiano. Anche se capivano, per noi era vietato. Mio padre spiegava questa decisione con il fatto, che dovevamo curare la nostra lingua e cultura, perché saremmo tornati a casa dopo un poco di anni, diceva lui. Ma cosi non fu´ ne da noi, ne dagi altri.
Accettare la cultura tedesca, ma non perdere neanche quella della nostra patria.
Bene, devo dire che oggi gli sono molto grato per questo! Infatti dovetti frequentare le scuole doppie. In italiano e in tedesco. Ma non mi ha fatto di certo male!!!!
Cosa e´ successo facendo le somme?
In tutti quei anni, noi andavamo una o due volte all'anno in vacanza. Dritto per la sicilia nella nostra casa, che papá stava costruendo.
Quindi, si andava in treno, due giorni e due notti su quel treno affollato. Ed era sempre lo stesso rituale come ogni anno.
Si portavano regalini ai vicini, ai parenti, si stava con la gente a chiacchierare la sera, davanti casa per il fortissimo caldo.
Si festeggiava il fieragosto, la festa che si celebra in tutta l'italia ogni anno. E dopo 4 settimane si tornava su´ per la Germania.
In Sicilia tutti pensavano che tutti quelli che sono emigrati in Francia o in Germania, fossero richi. Anche se Papa´ spiegava sempre che per quei soldi si doveva lavorare molto duro, e che la vita non costava cosi poco come in Sicilia. Loro non capivano lo stesso, anche per colpa di alcuni cretini, che quando andavano in Sicilia, facevano capire di essere richi con macchine nuove. Che erano stati acquistati con credito, questo non lo dicevano ovviamente ;)
Mentre tutti questi anni passavano, e´ successo un fenomeno normalissimo nei miei occhi.
Le persone italiane che stavano qui, in Francia o altrove, mantenevano le loro tradizioni, la loro severita´, il loro orgoglio di tempi passati. come negli anni quando lasciarono la loro patria!
Ma nel frattempo, in Sicilia, in Italia, la vita andava avanti. Le cose cambiavano, le tradizioni diventavano piu´ sciolti e piu´ moderni.
Quindi cosa successe? chi e´ rimasto li, ebbe tutta un altra mentalitá di chi era andato via da generazioni.
Ergo: quelli di fuori non capivano piú quelli che sono rimasti, e viceversa.
Io e alcuni altri della mia generazione abbiamo avuto fortuna avendo studiato in scuole superiori italiani qui in Germania. Avendo cosi un contatto piu´ attuale e moderno con la nostra patria.
Chi invece frequento´ solo scuole tedesche (parlo di quelle superiori), loro hanno perso ogni up to date!!!!
E questo naturalmente non contribuisce ad una obbiettivita´ quando si vede l'Italia. Ma contribuisce a dei malintesi, alimentando cosi le legende metropolitane che in Italia sia tutto pizza, amore e mandorlino, con mentalitá da Mafia. Mentre invece definitivamente non é assolutamente cosi!!!!
Quindi tutto sommato: chi e´ rimasto giu´ in Sicilia, non capisce chi é rimasto su all'estero perché non conosce le differenze, perché non li ha vissute e non li vive!
Chi invece é andato via, ed é rimasto su, non capisce chi e´ rimasto giu´ in Italia!
Due mondi assolutamente diversi insomma!!!!!
E TUTTO QUESTO COSA CENTRA CON I CUBANI??
Bene....voglio solo dire che scrivere un poco di storia su mio padre e come siamo arrivati in Patatelandia ( ;) ) era da molto che volevo realizzarlo. Solo che non trovavo il timing giusto, il timing emotivo, per farlo.
Invece leggendo il post di IVIS, ho capito che alla fine, anche se con situazioni diverse, in dimensioni diverse, e in tempi diverse, non sembra la stessa cosa. Invece é molto simile!!
Ivis scrive sulla sua esperienza durante la sua permanenza a Cuba, e leggendo le sue parole, forse meglio dire la sua sottile rabbia, una rabbia delicata nel suo caso, perche´ non la reputo assolutamente una persona cattiva, ma molto diplomatica e inteligente, che nel suo Blog non tratta tematiche solo su Cuba.
Leggendo questo, ho visto molte somiglianze con la storia che ho narrato qui della mia famiglia e degli altri emigrati, riguardo il capire la propria gente. Anche se diversa!
Lo stesso fenomeno quindi ,riguardo il comprendere, che é successo anche da noi.
I cubani rimasti a Cuba, logicamente non conoscono la differenza, al contrario di chi é andato via da Cuba.
Sanno di stare in una situazione sgradevole, per usare un termine pacato, ma dall'altra parte non si oppongono un gran che´. Prendono un po´ sul normale alcune situazioni, perché abituati un poco anche cosi.
Attenzione che con questa mia affermazione non intendo sminuire la situazione a Cuba. Anzi, voglio far capire, che quando le persone si comportano cosi prendendo le cose un´ gravi, come normalita´, questo vuol dire che é una situazione allarmante!!!! Perché vedere in questo normalitá vuol dire anche aver perso speranze di miglioramento, di cambiamento, di libertá!!!!
E quando una persona cubana come Ivis, o chiunque altro torna per visitare la sua patria e i suoi cari, abituata dove risiede giá di una cultura diversa, e in situazioni che per lei sono diventati normali, allora lei vedendo, in questo caso Cuba....Vedendo e valutando le differenze! E la propria gente da dove la persona deriva, non la capisce piu´, e chiaro che allora qui avviene in vuoto all'interno, la delusione. E ci si chiede magari a volte, se ci si sente ancora cosi uniti a loro.
Appunto perché loro non hanno goduto del fatto di vedere la differenza, di vedere il nuovo, o meglio....di vedere il normale.
Tutto questo e´ quello che e´ successo un poco anche a noi..... in altri dimensioni ripeto, con altre situazioni...in altri tempi...con altre culture!
E´ successo a noi, e´ successo a tutti gli altri che vennero come mio padre via dalla patria, per pochissimi anni come dicevano loro, ma che diventarono decenni.
E succedera´ dopo anni, a chiunque lasciera´ la sua patria in futuro.
Peró nonostante tutto questo, io sono grato, molto grato a mio padre.
Perché ho conosciuto e vissute culture diverse, e dopo aver lasciato la casa materna, ho continuato a viaggiare per conoscere altre culture. E anche oggi continuo a conoscere culture diverse! Nonostante....... nonostante tutto ....sono grato! E non solo a mio padre :)
.
Abonnieren
Kommentare zum Post (Atom)
6 Kommentare:
Hola Salva, me ha emocionado tanto leer tu post...
Eres una persona con una sensibilidad increíble, maravillosa. Estoy segura de que tu padre también estaría orgulloso de tí.
A veces quienes estamos dentro de una situación no podemos verla en todo su conjunto, pero estoy segura de que el punto de vista de gente como tú, que la ve desde fuera, es muy importante para conocer la versión objetiva de las cosas, y no me extraña que le hayas encontrado parecido a ambas historias, si al final las historias se repiten hasta el infinito, porque las pasiones (y las razones) humanas son siempre las mismas. Un abrazo.
Salva:
Es hermoso leerte asi :)
Es dificil entender estas cosas como en mi caso que soy de aquellas que no me he movido de mi pais para nada. Es bonito poder ser multicultural, poder tomar lo bueno de cada pais y adaptarse a lo mejor que a uno le convenga. No por eso va a ser uno un vendepatrias o algo asi. Aca muchos mexicanos que emigran a USA se ven en esta situacion....
Ciao Ivis, grazie mille :) Ho trovato questo paragone nei racconti dei tuoi post Ivis. E li mi ha ricordato la storia di mio padre, la storia nostra, e la storia di coloro che lasciano per diversi ragioni la propria patria. Trovandosi in una terra straniera, per poi tornare dopo anni e sentirsi un poco stranieri anche nella propria patria. Alla fine si, la storia si ripete sempre, e ovunque :)
Un piacere per me leggere le tue esperienze e i tuoi pensieri Ivis!
Un abbraccio,
Salva :)
Ciao Diana, si, per chi non l'ha vissuto, non e´ facile. Ma é immaginabile comunque. Come dici tu stesso, come molti messicani han fatto la stessa esperienza!!
Un abbraccio Diana,
Salva :)
Salva, ya los dos hablamos de estos temas cuando estuve allá... Muy bueno encontrarlos también en tu blog.
Lindo tu post; lindo el de Ivis.
Un abrazo, desde la re-fría Berlín!
Ciao Dagmar,
si verissimo!! abbiamo parlato di questo tema quando sei stata qui. E sempre bello scambiarci esperienze e opinioni. Per me é un piacere accennarlo in questo blog.
Grazie Dagmar :)
Un abbraccio da Colonia (mio Dio che freddo fuori) ;)
Kommentar veröffentlichen